In questo periodo sociologi, psicologi ed esperti si stanno interrogando sugli aspetti negativi dell’uso degli Smartphone, soprattutto tra i giovani e in particolare sui videogames che quotidianamente vengono utilizzati dagli stessi.
Secondo tali esperti un uso eccessivo, smodato di questi strumenti provocano una difficoltà tra i giovani nelle distinzione tra realtà e realtà virtuale, portandoli a ritenere possibile ciò che trovano nei videogames. Questo scollamento tra realtà e finzione non c’è più e i più attenti osservatori lo possono notare in fatti di cronaca, come i giovani che hanno dato fuoco ad un senzatetto dichiarando, quando sono stati presi delle forze dell’ordine, che “non pensavano che potesse morire”: se si da fuoco ad una persona, come si può non pensare che possa morire o quantomeno riportare gravissime lesioni?
Certo, in certi videogames si spara, si uccide virtualmente ma non capita nulla di reale, se si traspone nella vita quotidiana la stessa modalità, invece si, ma non si pensa che la realtà è diversa dal gioco. Molti giovani si procurano lesioni gettandosi contro muri solidi, pensando che sia possibile attraversarli come i personaggi dei Videogames.
E’ preoccupante e pericoloso questo fenomeno e gli esperti si stanno domandando come correre ai ripari senza tornare al tempo in cui la tecnologia esistente non consenta questo, cosa impossibile. A parte i Videogames, uno strumento esageratamente diffuso presenta degli elementi di pericolosità: Facebook.
Questo Social, nato in origine come strumento di contatto tra studenti universitari americani, rapidamente è diventato uno strumento di contatto e condivisione a livello globale, oggi uno strumento usato praticamente da tutti i giovani del mondo ma anche da moltissimi adulti che si sono lasciati affascinare dalla possibilità di darsi virtualmente un’immagine spesso diversa, migliore di se, cercando in modo compulsivo l’approvazione altrui: questo è il senso dei “Like”, il mettere dei contenuti su Facebook, pensieri, immagini cercando l’approvazione degli altri utenti, un modo per aumentare il proprio livello di autostima, non su fatti concreti ma sulla base di un esibizionismo virtuale.
Come ogni cosa, non esiste un cattivo o un buono assoluto, tutto dipende dall’uso che se ne fa. Sono molti gli aspetti positivi dei Social di cui Facebook è la massima espressione ma anche i lati negativi: molte persone sviluppano una vera dipendenza dai Social, non riescono a distaccarsene trascurando anche le normali attività lavorative e di studio; questa dipendenza assume in molti casi un aspetto davvero patologico, al pari del gioco, la ludopatia, che finisce con il distaccare la persona dalla realtà, dai propri doveri lavorativi e sociali, arrivando a trascurare la famiglia.
Molti giovani non sostengono più un dialogo in famiglia, totalmente assorbiti dai Social e in particolare da Facebook e questo è un atteggiamento pericoloso. Da considerare poi un aspetto a cui nessuno pensa: ogni foto, ogni pensiero, viene immesso in rete e reso pubblico, le tue foto si rendono disponibili ovunque, è come se tu dessi la tua foto ad uno sconosciuto per strada, un atto che non faresti mai, soprattutto se si tratta di foto magari provocanti, un po’ osè.
Eppure lo si fa su Facebook, senza contare le insidie soprattutto per le giovani ragazze che rischiano di cadere nelle trappole tese su Facebook da parte di malintenzionati, come dimostrano anche fatti di cronaca che riportano di ragazze attirate tramite Facebook ad incontri con persone che spesso sono ben diverse da quanto desumibile dal loro profilo, per finire violentate o altro.
Facebook, in fondo, risponde ad una tendenza diffusa soprattutto tra i giovani: tutto e subito, un modo di intendere la vita tipicamente giovanile ma che deve essere contrastata facendo comprendere che questo nella vita comune non è possibile; in questo senso Facebook è profondamente diseducativo per i ragazzi.
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